Realtà identitarie smarrite

“Realtà identitarie smarrite. Rilettura della evoluzione dei modelli antropologici in Ciociaria dagli anni cinquanta ad oggi

di Annamaria Mariani, a cura di Paolo Iafrate, Postfazione di Francesco Pompeo

Presentazione sabato 5 giugno ore 17.30 Villa Comunale Frosinone

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INTRODUZIONE

Questo lavoro è nato nei primi mesi del 2018 con l’idea di riavviare la riflessione sui processi di trasformazione socio-culturale della Ciociaria, già trattati in una prospettiva diversa in occasione della mia tesi per la laurea triennale in Sociologia. Giorno dopo giorno l’idea si è concretizzata attraverso attività di ricerca e di approfondimento condivise con Paolo Iafrate, sociologo e presidente di “Oltre l’Occidente”, associazione che da anni opera sul territorio di Frosinone, in contatto anche con gruppi a livello nazionale, con la finalità di diffondere conoscenza sulle problematiche socio-economiche e politiche più rilevanti a livello locale. La profonda motivazione derivante dal nostro essere ‘ciociari’, la comune passione per la ricerca sociale e la facile intesa dovuta ad un’amicizia ormai datata ci hanno portato alla realizzazione di questo lavoro.

L’oggetto dell’indagine si delinea come un’analisi di una identità in viaggio tra passato, presente e futuro. Chi è stato in passato l’abitante della Ciociaria, come è diventato oggi? Come si viveva qui in passato e come vi si vive oggi?

Nella storia del territorio le identità di volta in voltahanno assuntoconfigurazioni sempre nuove senza spogliarsi definitivamente delle precedenti: prima colono, successivamente metal-mezzadro e operaio, oggi “il ciociaro”, come ogni cittadino del mondo globale, è travolto dalla cultura del consumo acritico che si rivela elemento de-strutturante la relazione umana.

La vicenda storica della Ciociaria si è definita attraverso la povertà e lo sfruttamento della classe contadina che soltanto negli anni successivi al secondo conflitto mondiale ha riscattato la propria libertà, quando le leggi del 1963 e del 1966 consentirono l’acquisto in proprietà delle terre. Secolari relazioni di subalternità hanno delineato una identità passiva del contadino ed una cultura caratterizzata da una forte resistenza al cambiamento. L’avvento dell’industria intorno agli anni Cinquanta con l’intervento della Cassa del Mezzogiorno ha avviato una nuova fase economica con modificazioni sociali, urbanistiche e demografiche. I contadini assunsero la nuova identità operaia senza mai farla propria completamente:abbandonarono la terra, ancora simbolo di povertà, per scegliere il lavoro in fabbrica che offriva salari sicuri. I nuovi contadini-operai, cosiddetti metal-mezzadri, continuarono a coltivare le terre per l’autoconsumo familiare ed in esse reinvestirono il salario di fabbrica, comprando trattori, sementi, pagando i prezzi dei riscatti e trasformando le case coloniche in dignitose case di campagna.

L’originalità di questa ricerca consiste nell’essere impostata come una raccolta di materiali storico-biografici, a partire da una serie di interviste, con brevi testi descrittivi, fino a storie di vita di personaggi che hanno contribuito al processo di trasformazione del territorio attraverso le loro vicende, la loro attività lavorativa, l’attivismo politico e sindacale, le produzioni culturali. I racconti contribuiscono a recuperare memorie e riferimenti, a farci rivivere le esperienze raccontate come nostre in quanto legate al nostro orizzonte storico-culturale; infine attraverso gli stessi racconti è possibile toccare con mano la nostra storia come un qualcosa che non si legge freddamente ma che viene condivisa, ripercorsa attraverso voci conosciute.

Le diverse figure di emigrati, contadini, operai, metal-mezzadri, sindacalisti e politici, rifondano, ricostruiscono o anche, in alcuni casi, demoliscono il senso tradizionalmente attribuito agli eventi. Notarcola Francesco è il personaggio che traccia una linea continua nelle storie particolari: militando all’interno del PCI e del sindacato CGIL, interpreta in un primo momento il desiderio e la speranza di un nuovo inizio sentito da tanti giovani ciociari nell’immediato dopoguerra,  successivamente la forza della emancipazione dei contadini e la crescita della classe sociale operaia ed infine la decadenza ed il crollo di tutte quelle che con lo sguardo di oggi possiamo definire “le illusioni di un cambiamento”. 

Si definiscono i protagonisti come “testimoni privilegiati” in quanto scelti per le specifiche finalità di questa ricerca: i loro racconti restituiscono evidenza storica alle voci dei subalterni e dei protagonisti di conflitti e rivendicazioni, spesso lasciati al margine di una “storia ufficiale” definita univocamente. E la necessità di “un’altra storia” più vicina ai processi reali nasce perché, di fronte alla “pesante eredità” che ci ha lasciato l’industrializzazione, ci si rende conto che eventi storico-economici locali e problematiche sociali a questi connessi devono essere reinterpretati anche in senso critico, dando ad essi un significato nuovo fino ad ora non attribuito. Inquinamento, fine dell’agricoltura e impossibilità di riavviarla, fine dell’industria e disoccupazione, nuova emigrazione dei giovani laureati, grande distribuzione che lascia morire artigianato e piccolo commercio: tutti questi eventi sono sicuramente i segni di una storia locale che dagli anni Cinquanta non ha camminato verso un vero sviluppo ma si è configurata come uno scambio in perdita tra l’aumento del benessere materiale che ha arricchito  i bilanci familiari  e una progressiva riduzione della qualità della vita in termini culturali ed identitari.

Le conseguenze negative di uno sviluppo che non può definirsi tale, cui si aggiungono l’arrivo di centri commerciali, di stazioni “surmoderne”, di caselli autostradali e un decentramento urbano caotico e non pianificato, trasformano anche le piccole cittadine del territorio ciociaro nei “non luoghi” di Augé, ossia in spazi in cui si smarriscono tradizioni, storia e relazioni.

Tutti i protagonisti rileggono in modo più o meno critico gli avvenimenti dei tempi del grande cambiamento, ricostruendo memoria di come era la nostra realtà, come si è trasformata e ad opera di chi. Ciò è fondamentale per un attuale recupero di una identità locale, intesa non solo come appartenenza ma soprattutto in termini di consapevolezza storica, come insieme di ruoli vissuti nel passato e nel dinamico presente dall’individuo come singolo e come membro di una collettività.

La finalità della ricerca è di fornire un contributo nel presente e nel futuro: la nostra realtà sociale locale, alla luce del suo passato, merita oggi un investimento sulla conoscenza in chiave migliorativa e va vissuta diversamente ricostruendo nuove relazioni nei diversi contesti lavorativi, politici e aggregativi. Un territorio che ha avuto come forze endogene la sua storia e le sue tradizioni a partire dall’”universalità” del mondo contadino, che ha acquisito coscienza con le lotte per le conquiste dei diritti e del lavoro, ora scivola senza rapporti produttivi né agricoli né industriali verso nuovi comportamenti volti al consumismo, all’individualismo e all’anomia. Appare così necessaria la ricostruzione di uno tessuto sociale e culturale fondato sul recupero della memoria per non cancellare il passato e per difendersi dalla narrazione dominante del neoliberismo del mercato globale, rigido e selettivo indicatore di benessere.

Si può definire questo lavoro come una ricerca storico-sociale, non costruita esclusivamente sulle consuete fonti storiche ma elaborata soprattutto sulla base delle testimonianze di protagonisti e di spettatori delle trasformazioni socio-economiche e antropologiche che hanno caratterizzato la storia della Ciociaria dal dopoguerra fino agli anni Settanta. Pertanto, dato l’ampio raggio di indagine, non si ha la presunzione di essere stati esaustivi nella trattazione di determinate tematiche e soprattutto nella consultazione delle fonti bibliografiche: il lavoro è soprattutto di raccolta e interpretazione delle testimonianze e di ricostruzione dei processi storici attraverso i racconti soggettivi delle persone coinvolte.  

Nelle pagine del libro fonte scritta e fonte orale si intervallano continuamente: da un lato la storiografia esistente, le pubblicazioni, gli articoli e i documenti che rappresentano la ricostruzione ufficiale degli eventi sulla cui base possono essere verificate le narrazioni, dall’altro un “raccontare” la vita vissuta dal narratore-testimone. Riprendendo le parole dello studioso Alessandro Portelli, uno dei fondamentali promotori della storia orale, la fonte orale non è mai un racconto definito ma “un raccontare” che si costruisce con il dire del narratore e con le domande e con l’ascolto dell’intervistatore (Portelli, A., 1999). “Il raccontare” è personale e soggettivo, creativo ed emotivamente denso; è un passato che torna ad essere presente consentendo di cogliere il senso ed il valore attribuiti all’evento dalla persona che lo rivive, narrandolo oggi. Infine “il raccontare” è anche la nostra interpretazione come ricercatori nel momento in cui abbiamo selezionato fonti e personaggi da intervistare, dialogato con questi ultimi, montato il parlato e infine dato una configurazione finale al lavoro svolto.

La storia orale non vuole sostituire la storia scritta ma rifondarla e ridiscuterla anche attraverso la ricerca e l’attribuzione di senso alle eventuali distonie e divergenze che possono emergere dai racconti personali: “La storia orale distingue tra evento e racconto, tra storia e memoria proprio perché ritiene che i racconti e la memoria siano essi stessi fatti storici “(Portelli, A, 1999 pag.18). Le stesse discrepanze sono esse stesse fatti storici che rimandano al ritrovamento di nuovi significati.

Tanti testimoni protagonisti di questa storia e che si sarebbero potuti ascoltare, ci hanno già lasciato per ragioni di età; si è cercato di rintracciarne alcuni trascurandone sicuramente molti altri, data la necessità di contenere l’analisi entro limiti di spazio e di tempo. Si è voluto comunque contribuire a salvare la memoria di un’epoca che non sarà mai chiusa o superata perché, anche se il nostro passato la ridefinisce in una cornice negativa, dovrebbe essere invece riconsiderata in una prospettiva presente e futura di riequilibrio sociale, economico e ambientale.

Si vogliono quindi destinare queste pagine sia alle vecchie generazioni che si possono ritrovare nelle descrizioni di un vissuto comune e condiviso, sia ai giovani a cui spesso sfugge una visione delle condizioni originarie del “noi” e che passivamente vivono l’oggi, accettando senza alcuna reazione le conseguenze ostili e minacciose della globalizzazione.

I testimoni intervistati, selezionati in base a criteri diversi, possono essere raggruppati nelle seguenti categorie:

  • Personaggi politici, sindacalisti, ambientalisti, agronomi, ossia personaggi di pubblico rilievo, che con i loro ruoli di potere nei vari organi decisionali o nell’associazionismo hanno contribuito ad indirizzare o ad ostacolare una determinata direzione degli eventi: Notarcola Francesco, Loffredi Angelo, Mazzoli Ignazio, Galeone Donato, Valleriani Alberto, Lorenzo Rea;
  • Intellettuali, storici e ricercatori che già hanno scritto o che ancora scrivono su quanto accaduto in Ciociaria: Federico Maurizio, Blasi Gianni;
  • Contadini che hanno vissuto una storia di sfruttamento e successivamente di riscatto delle terre: Pietrina, Giuseppina;
  • “Metalmezzadri”, figure divise tra lavoro in campagna e lavoro in fabbrica: Giovanni;
  • operaie e operai che hanno maturato all’interno della fabbrica un’emancipazione di genere e una coscienza di classe o che, in qualità di rappresentanti sindacali aziendali, hanno avuto personale esperienza della crisi e della perdita di potere della forza sindacale: Marisa, Silvana, Clara, Ambrogio, Quirino, Eugenio Oi, Ettore Capoccia, Luigi Sorge;
  • persone comuni che interpretano le trasformazioni economiche, politiche, sociali ed ambientali del nostro territorio: Ines, Luigi, Sergio, Angela, Mario.

Alcuni intervistati possono rientrare in più gruppi tra quelli sopra indicati in quanto studiosi di storia locale e contemporaneamente occupati in cariche pubbliche.

I metodi di indagine utilizzati sono stati la consultazione delle fonti storiche menzionate nella bibliografia, la raccolta di documenti cartacei e fotografici, di dati statistici e di interviste o, per meglio dire, di osservazioni e lunghi dialoghi in senso etnografico con strumenti anche multimediali.

Alcune interviste hanno avuto una lunga durata perché finalizzate alla ricostruzione di storie personali: in alcuni casi la stessa persona è stata intervistata più volte. Ascoltate le testimonianze ne sono stati analizzati i contenuti e per alcune ne sono state verificate le informazioni attraverso un riesame della trascrizione con le persone interessate. Il linguaggio parlato è diventato un testo scritto; raramente sono state riproposte nel testo le domande dell’intervistatore, più spesso l’intervista è diventata un racconto continuo, cercando di coglierne anche gli aspetti emotivi più intensi. Solo in pochi paragrafi, per favorire una più facile lettura del testo, viene mantenuta la struttura originaria con la domanda dell’intervistatore e la risposta dell’intervistato. Il racconto dei protagonisti ha subìto tagli e montaggi interni per una più puntuale tematizzazione; le biografie degli intervistati sono riportate in nota. Tutti i testimoni hanno verbalmente acconsentito all’utilizzo dei loro racconti per la pubblicazione.

La narrazione degli episodi di vita personale continuamente rimanda all’evento storico in quanto l’intervista si configura come il racconto orale, la ricostruzione e la memoria soggettiva di un contesto datato. L’evento storico in alcuni passi è stato oggetto di approfondimento attraverso il richiamo di fonti e di documenti.

Il testo è strutturato in sette capitoli: I) Rotture; II) Contadini, terre e padroni; III) L’industrializzazione in Ciociaria; IV) Le lotte per il lavoro in Ciociaria; V) Arriva la Fiat!; VI) Tante persone vanno via e non tornano più; VII) Quale futuro?; VIII) Questioni aperte. Le conclusioni presentate nell’epilogo vogliono configurarsi come un rapido sguardo sulle criticità del presente, documentate anche da dati statistici.

La struttura del testo segue un criterio misto adottando un approccio per problemi e momenti, come nel salto all’indietro tra primo e secondo capitolo, mentre nei successivi il criterio prevalente è quello cronologico.  La trattazione del secondo dopoguerra nel primo capitolo è stata anticipata cronologicamente con il rinvio della più antica storia dei contadini al capitolo successivo al fine di dirigere, nel momento iniziale, l’attenzione del lettore sulla fine della guerra concepita come momento di avvio di una nuova e positiva epoca caratterizzata dalla rottura definitiva di un immobilismo secolare e dalla apertura ai grandi cambiamenti. La fiduciosa speranza di ricominciare, nutrita anche quando pochissime erano le risorse rimaste, diventa così anche per il lettore il punto di partenza per il progressivo concretizzarsi di un rinnovato e desiderato benessere sociale fondato sui diritti, sui valori della sicurezza, della pace e del lavoro. Metamorfosi e novità dell’iter storico narrato nei capitoli successivi, quali la conquista delle libertà, la ricostruzione, il compimento del processo di emancipazione dei contadini e l’industrializzazione hanno la loro origine in un disastro bellico necessariamente seguito da un risveglio sociale.

Le attività di ricerca e selezione dei materiali, in particolare di raccolta, lettura e rielaborazione delle interviste sono state svolte in collaborazione con Paolo Iafrate.

Una volta raccontata la nostra storia identitaria ed individuati i problemi del presente ad essa strettamente connessi, questo lavoro lascia aperta una domanda a cui è difficile dare una risposta: «Come e da quali risorse presenti sul nostro territorio possiamo ricominciare?»

Ulteriori ricerche cercheranno di rispondere a tali quesiti, concentrando l’analisi sulla possibilità di una ricostruzione del presente e del prossimo futuro a misura d’uomo.

 RINGRAZIAMENTI

A conclusione di questo emozionante lavoro, si ringraziano innanzitutto i testimoni poiché hanno reso possibile un coinvolgente contatto con storie particolari che, nel loro piccolo, contribuiscono a scrivere la storia con la “S” maiuscola: personaggi che, in quanto di pubblico rilievo, vengono citati con nome e cognome come Notarcola Francesco, Loffredi Angelo, Mazzoli Ignazio, Federico Maurizio, Blasi Gianni, Galeone Donato, Valleriani Alberto, Oi Eugenio, Sorge Luigi, Capoccia Ettore, Rea Lorenzo, e tutti gli altri come Luigi, Sergio, Angela, Giovanni, Pietrina, Clara, Mario, Giuseppina, Ines, Ambrogio, Silvana, Marisa di cui viene indicato solo il nome per ragioni di tutela della privacy.

Un particolare e sentito ringraziamento va al professore Francesco Pompeo, docente di Antropologia sociale presso l’Università Roma Tre che, già relatore della mia tesi di laurea dal titolo “Modelli antropologici e realtà identitarie a Ferentino”, ha fornito utili consigli e fondamentali suggerimenti nella impostazione della ricerca ai fini della pubblicazione. Con entusiasmo ha condiviso le nostre richieste di collaborazione partecipando anche all’incontro-dibattito del 9.06.2018 “Il territorio della provincia di Frosinone tra realtà contadina e sviluppo industriale” presso la sede dell’associazione Oltre l’Occidente. In tale occasione, il dialogo aperto con i diversi interlocutori-testimoni della ricerca si è delineato come una delle tappe preliminari per l’avvio del lavoro e per una prima selezione delle tematiche da trattare.

E’necessario infine ringraziare per il lavoro di raccolta delle fonti, di preparazione, di smontaggio e rimontaggio in video delle interviste Paolo Iafrate, sociologo e Presidente di Oltre l’Occidente, sempre animato, sin dall’inizio della nostra conoscenza ai tempi dell’adolescenza, dalla stessa inesauribile passione con cui vorrebbe cambiare il mondo ed esserne l’artefice di uno migliore.

Il 7 giugno 2020, nel corso dello svolgimento di questa ricerca, si diffonde nel centro storico di Ferentino la triste notizia della morte di Gugliemo Lützenkichen; il vociare di quanto accaduto si fa spazio tra i vicini di casa con il passaparola, tra coloro che buttano frettolosamente lo sguardo sui necrologi murali e infine i post su facebook avvisano gli altri, gli amanti dei social network.

Guglielmo Lùtzenkichen è stato un appassionato studioso di storia e tradizioni locali anche ciociare  e autore di testi e di pubblicazioni  tra cui si ricordano in particolare “Mal di luna” e la cura di “Gli ebrei a Ferentino e nel Lazio meridionale fino alla seconda metà del  sedicesimo secolo”. 

L’Associazione Oltre l’Occidente ha raccolto e conservato il suo contributo nel convegno “Storia delle tradizioni popolari in Ciociaria”, organizzato in data 21 maggio 1994 al fine della presentazione delle ricerche, iniziate intorno alla metà degli anni settanta, sugli  aspetti magici e religiosi  della medicina popolare per la cura delle  malattie nervose e mentali.

Le sue indagini sul campo sono state caratterizzate dalla  scoperta di testi sconosciuti, fonti inedite di notizie, e dalla successiva sistemazione del materiale raccolto in repertori bibliografici. Un’editoria sommersa, non reperibile nelle biblioteche provinciali, ha ritrovato vita in quanto scovata in un piccolo negozio di tabacchi, in qualche parrocchia e attraverso il suo peregrinare tra paesi di pochissime anime del Lazio, dell’Abruzzo, della Campania e della Basilicata.

Intellettuale di grande spessore ha contribuito a ri-costruire una storia locale riscoprendo  e attribuendo reale valore, non più campanilistico e folkloristico, ad una cultura popolare subalterna; allo stesso modo i nostri testimoni delle nostre interviste raccontano una storia “altra”, inattesa e marginale.  Ricordarlo in occasione della pubblicazione del nostro libro significa quindi condividere con il suo insegnamento una narrazione socio-antropologica “dal basso”, non inquadrabile nel repertorio della demologia ed etnografia ufficiale.

Ritrovare l’identità è l’invito di Annamaria Mariani Scritto da Ignazio Mazzoli Venerdì, 04 Giugno 2021