L’industrializzazione in Ciociaria

Giovedì 29 luglio ad Anagni ore 21.15, via Bagno 21 (ex Centro di Salute Mentale, ex Mattatoio, parcheggio via della Forma / Strada Provinciale 26, da Frosinone prima rotatoria a sx prima dell’ospedale), l’associazione Oltre l’Occidente presenta il libro “Realtà identitarie smarrite Rilettura della evoluzione dei modelli antropologici in Ciociaria dagli anni cinquanta ad oggi“. La serata organizzata dalla locale Biblioteca Comunale e dalla associazone DAS Diritto alla Salute, nell’ambito del progetto VIS 2.0, vede la presenza come ospite di Alessandro COmpagno, Giancarlo TOrroni, insegnante, che introdurrà il testo, Annamaria mariani, autrice e Francesco Pompeo, professore di antropologia sociale. Il testo che segue introduce il tema della serata.

Annamaria Mariani e Francesco Pompeo

«L’anno 1951 è il punto di partenza di una nuova fase di sviluppo dell’economia italiana. Nel decennio 1951-1961 quest’ultima si trasformò in economia aperta, con il passaggio da una economia prevalentemente agricola ad una industriale, da una economia di esportazione di prodotti primari ad una economia di produzione ed esportazione di manufatti. Negli anni successivi al Cinquanta diventarono competitive a livello europeo l’industria siderurgica, chimica, automobilistica e manifatturiera. Successivamente lo sviluppo si estese all’industria del mobilio, degli elettrodomestici e alimentare.

Si modificò anche la struttura degli insediamenti urbani con una concentrazione sempre più elevata della popolazione nelle grandi città.

L’agricoltura era un settore ancora in grave difficoltà e poco produttivo, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud, rimanendo ancorata alle strutture tradizionali e alla sussistenza; era caratterizzata da sovrabbondanza di manodopera, con un forte esodo verso l’industria e verso le regioni del Nord già industrializzato nel periodo 1955-1965. L’evoluzione dell’economia agricola fu profondamente diversa tra le regioni del Nord e del Sud per profonde ragioni storiche che avevano determinato la “feudalizzazione” della realtà contadina nel basso Lazio e nel Sud e l’autonomia e l’imprenditorialità agraria nelle regioni del centro-Nord.

Lo sviluppo dell’economia italiana in generale fu caratterizzato fondamentalmente da due aspetti: innanzitutto una distanza profonda tra il grado di crescita delle regioni settentrionali e quello delle regioni meridionali; infine un dualismo produttivo consistente nella presenza di poche imprese tecnologicamente all’avanguardia che convivevano con piccole iniziative imprenditoriali arretrate.

Il Lazio meridionale imboccò la via dello sviluppo economico nel secondo dopoguerra. Infatti solo in questo momento storico prese avvio l’attuazione di politiche di sostegno pubblico allo sviluppo industriale, destinate in particolare alle province più depresse di Frosinone, Latina e Rieti. Fattori agglomerativi come condizioni naturali già esistenti o nuove strutture, infrastrutture e tecnologie determinarono la crescita in loco delle grandezze economiche dell’occupazione, del reddito pro-capite, dei redditi settoriali e dei consumi (Marzano, Tucci, 1991)».