Riflessione su IPOCAD per la giornata conclusiva

“Welfare, Integrazione e Lavoro” Roma 13 dicembre 2018 Auditorium Seraphicum, via del Serafico 1

 Una giornata dedicata alle politiche dell’integrazione e del lavoro

 Il 13 dicembre a Roma, dalle ore 9.00 alle ore 16.30, presso l’Auditorium Seraphicum, in via del Serafico 1, si svolgerà l’evento “Welfare, Integrazione e Lavoro” per presentare i risultati raggiunti dal progetto IPoCAD (Integrare Politiche, servizi ed iniziative per Coinvolgere gli Attori e i Destinatari).

Il Progetto ha promosso azioni e interventi nel territorio del Lazio al fine di favorire una efficace governance delle politiche del lavoro e dell’integrazione, tenendo in considerazione le peculiarità del fenomeno migratorio e del contesto locale.

La diffusione nel Lazio è stata decisamente ampia, tanto che gli interventi del progetto, al 30 settembre 2018, hanno raggiunto 3.282 cittadini di paesi terzi, con una provenienza prevalentemente di nazionalità africana (43,8%) seguita da quella asiatica (35,0%). I beneficiari hanno usufruito di specifici servizi che spaziano dalla formazione linguistica all’orientamento al lavoro e sostegno all’occupabilità, dal supporto legale alla mediazione culturale.

Il 13 dicembre sarà, quindi, una giornata dedicata alla multiculturalità e all’integrazione, durante la quale verranno coinvolte le Istituzioni, le Associazioni, gli Enti Locali e tutti i protagonisti che hanno preso parte alle attività progettuali. Un momento riservato non solo alla diffusione dei risultati raggiunti, ma soprattutto alla discussione di politiche a favore dell’integrazione dei migranti in ambito scolastico, sociale e lavorativo, all’analisi di eventuali passi futuri .

Accanto all’attività di tipo convegnistico, nell’arco dell’intera giornata saranno, inoltre, previsti laboratori multiculturali, rivolti sia agli studenti delle scuole primarie e secondarie che ai giovani ed adulti del territorio, al fine di favorire momenti di scambio e partecipazione attiva.

Numerosi i rappresentanti di istituzioni, organismi  internazionali ed enti locali , tra cui Maria Assunta Rosa, Viceprefetto del Ministero dell’Interno – Autorità di Gestione del FAMI; Tatiana Esposito, Direttore Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – Autorità Delegata del FAMI; Claudio Di Berardino Assessore Lavoro e nuovi diritti, Politiche per la Ricostruzione della Regione Lazio; Marco Noccioli, Direttore regionale Lavoro della Regione Lazio; Andrea De Bonis, rappresentante dell’UNHCR; Francesco Vigneri, rappresentante dell’International Organization for Migration (IOM); Anna Piccinni, rappresentante dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.

Durante l’evento verrà distribuita la pubblicazione “Reti per l’Integrazione: raccolta di buoni prassi e storie di vita”.

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Allegato Invito IPOCAD_Breve Report

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RIFLESSIONE SU IPOCAD IN PROVINCIA DI FROSINONE a cura dell’Associazione Oltre l’Occidente

Il progetto IPOCAD-Azione 4, promozione della partecipazione attiva dei migranti alla vita economica, sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle associazioni, finanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, realizzato in provincia di Frosinone in qualità di capofila dalle Acli Provinciali di Frosinone in ATS con le associazioni “Oltre l’Occidente”, “La Lanterna” e “A.Ge. Cassino”, diventa emblematico nel momento stesso che lo stato italiano abdica ad una accoglienza ampia e diffusa con il decreto ‘sicurezza’. Il valore degli obiettivi previsti nel progetto IPOCAD, rafforzare il dialogo interculturale e le relazioni tra cittadini autoctoni e le comunità straniere, attraverso il confronto con le associazioni di migranti esistenti e soprattutto sostenendo i gruppi informali che vorrebbero costituirsi, diventano fondamentali e non rinviabili per una reale integrazione sul territorio italiano.

Lo sono ancor più davanti alla asfittica situazione di integrazione dei migranti storici, quelli nordafricani e quelli dell’est, presenti dagli anni ’90, che pure sono ormai arrivati alla seconda generazione. A questi ultimi mai è stato garantito un riconosciuto percorso di alfabetizzazione italiana; mai un percorso di risoluzione definitiva del problema abitativo; mai una formazione culturale che sostenesse l’identità attraverso il potenziamento della propria storia e cultura; mai un miglioramento nell’impiego lavorativo che uscisse dalla precarietà e dall’alveo di occupazioni che fanno rima più con servitù che con emancipazione.

Insomma possiamo tracciare un periodo di venticinque anni perso dietro l’approssimazione, con il risultato di divisione della comunità sociale e con nuovi cittadini che sopportano un fardello di identità ancor più pesante dei padri e delle madri, non essendo più stranieri e facendo fatica ad essere italiani.

L’accoglienza diffusa, pur degenerata forse nel controllo, soprattutto a sud, della criminalità organizzata, sarebbe stato un tentativo interessante per accompagnare le nuove migrazioni, molto giovani, ma molto solitarie, per non ripetere le mancanze di ieri: accoglienza nelle comunità territoriali, corsi di lingua, tentativi di avviamento alla professione, autonomia di relazioni.

Le migrazioni sono, a livello globale, uno dei fenomeni più imponenti degli ultimi decenni. Nel 2017 sono 257,7 milioni le persone che nel mondo vivono in un Paese diverso da quello di origine). Il nord del mondo – e quindi l’Italia – ne è coinvolto, numericamente, in modo marginale (nel 2016 174 mila sbarchi, nel 2017 117 mila, nel 2018, 23 mila). La gran parte dei movimenti migratori, infatti, dovuta a carestie, epidemie, fattori ambientali, guerre o persecuzioni, avviene in dimensioni ben più imponenti nella traiettoria sud-sud che nella traiettoria sud-nord.

Secondo l’ultima analisi effettuata dalla Caritas gli immigrati regolarmente residenti sul territorio sono 5.144.440 (8,5% della popolazione totale residente in Italia). Il Lazio si attesta secondo rispetto all’intero territorio nazionale per stima della popolazione straniera regolarmente soggiornante (679.474). Nella sola provincia di Roma risiede ben l’82,3% della popolazione straniera in Regione. In provincia di Frosinone vi sono censiti 25288 stranieri.

I dati relativi alla situazione in Italia, nella nostra provincia in particolare, dimostrano l’esistenza di un fenomeno stabilizzato, che non configura certo una invasione, e che dunque rende possibile portare all’attivazione di adeguate politiche di accoglienza, piuttosto che a punitive e repressive operazioni di ordine pubblico.

Le attività progettuali di IPOCAD hanno come obiettivo,  nell’idea di uscita dall’emergenza, di favorire l’aumento della conoscenza/consapevolezza, da parte dei servizi, dei bisogni della popolazione immigrata, delle sue caratteristiche storico/geografiche e del suo inurbamento; l’aumento di competenze tecniche e giuridiche aggiornate in operatori che hanno a che fare costantemente con bisogni articolati della popolazione immigrata e rifugiata; un’erogazione omogenea dei servizi di accoglienza e orientamento su base territoriale: in territori limitrofi esistono talvolta pratiche applicative differenziate delle disposizioni; la comprensione linguistica e culturale tra utenti stranieri ed operatori, per permettere una sostenibilità dell’intervento dopo il termine del progetto.

Al netto di tutto si è lavorato per ricostruire rete, per dare formazione, per colmare quel gap di informazioni per essere cittadini attivi, per insomma cercare di comunicare la necessità di autorganizzazione della comunità migrante, che rimane in balia altrimenti di una oscillante politica di semplice solidarietà, con una vena di “tolleranza” venata da forme di disprezzo se non razzismo, alimentato dalle inopportune polarizzazioni delle più alte istituzioni italiane, a rimorchio di una legislazione italiana che ha purtroppo assecondato una tendenza, diffusa in altre società ricche, a considerare lo straniero come “diverso” ed a subordinare pertanto l’accesso a diritti e tutele, anche tra quelli fondamentali sanciti nella Dichiarazione Universale sui Diritti Umani, ad una serie di adempimenti, pratiche, rapporti giuridici.

La rete nella quale anche Oltre l’Occidente dimora come soggetto più attivo e riconosciuto, con forme più organizzate di iniziative, misura in maniera inversamente proporzionale le proprie scarse risorse culturali e sociali per le responsabilità sempre più grandi che bisogna affrontare a fronte del ritirarsi dell’azione istituzionale. Si è rilevata la necessità di una spinta e continua alfabetizzazione che per anni si è pensato di colmare con una rete di scuole associative, per lo più gestite volontariamente: oggi c’è bisogno di cambiare passo verso una scuola stabile, continuativa e di maggior qualità. Le nuove migrazioni sono giovani e hanno voglia di apprendere e bisogna andare incontro a questa necessità. C’è preliminarmente bisogno di accoglienza, il cui significato si dovrebbe tradurre in maggiori e chiare informazioni su come è organizzata la società, sui servizi, sulla possibilità di accedervi, sui diritti e sui doveri, allo scopo vedersi riconosciuta la piena cittadinanza. Non ultima rimane la necessità, oggi per nulla affrontata, di restituire cultura, storia e politica dei paesi di provenienza, già necessaria per le prime migrazioni e ancor più pressante per le nuove; solo restituendo identità, memoria, passato si possono avere percorsi di integrazione tra pari e fenomeni di interculturalità reali di cui tutti gioverebbero.

Ma a tanti anni di distanza, l’attesa che percorsi istituzionali vadano nella direzione sperata è per lo più tramontata negli innumerevoli ostacoli legislativi, di cui il decreto ‘sicurezza’ è solo l’ultimo. Sicuramente molti e molte associazioni lavorano nella solidarietà, nell’integrazione e nella costruzione di percorsi di cittadinanza ma non sono solitamente percorsi di scambio e di interrelazione. Il divario tra chi vive una stabilità, che ha accesso a consumi non solo di prima necessità, che ha stili di vita che ripercorrono quotidianamente lo sfruttamento di migranti o di popolazioni di paesi lontani, non può determinare quel cambiamento che tanti migranti attendono. C’è bisogno di autorganizzazione che formi la coscienza di “migrante”, con la quale tutti i migranti possano riconoscersi; di sfruttato, con la quale si formi una mentalità di uguaglianza e di riequilibrio di risorse.

IPOCAD in provincia di Frosinone ha piantato questi semi affinché i migranti si associno, si organizzino, nella speranza che si dotino di strumenti di affermazione e di integrazione decisi da loro, e non solo dagli italiani. Contestualmente bisogna anche e con determinazione sollecitare le istituzioni e i soggetti sociali che prestano servizi e che vengono a contatto con lo straniero perché si dotino di strumenti e modalità efficaci e soprattutto consapevoli. Il minimo intervento dei soggetti che pure a Frosinone, in questi anni, ha consentito la creazione di una rete di servizi, pur traballante ma continuativa, e la circolazione di informazioni in principal modo fra gli stranieri presenti nel territorio della provincia, non basta più, per permettere una sostenibilità dell’intervento dopo il termine del progetto.

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