M’illudo di immenso. Parte 1.

La politica ai tempi di Facebook.
Lentamente le pagine Facebook dei politici si spogliano di like, link, note, foto, video. Fanno tenerezza gli ultimi avvenimenti ormai datati e gli ultimi commenti posticci che trafiggono la progressiva perdita di interesse da parte di amici e parenti. 🙁

Io c’ero.
La nostra sensazione è che la politica ai tempi del Web 2.0 non poteva che ricalcare le dinamiche del “post scaccia post”, dei “15 minuti di notorietà”: la velocità, la stringatezza, il sensazionalismo hanno definitivamente sconfitto l’oratoria logorroica novecentesca. Che ci ha visto disciplinati in file scricchiolanti, nelle sale ammuffite delle sezioni di partito o nei saloni attendati dei congressi, nelle piazze scenografate per essere memorabili: uno dietro l’altro, i vari titolati bruciavano cataloghi di parole, mentre in platea imparavamo a dormire all’erta. La politica si faceva noiosa, ripetitiva, aulica. Forse troppo intellettuale, elitaria o semplicemente… Magnifica. 😐

Yes, they can!
E fallimento dopo fallimento, si sono svuotate quelle piccole sezioni, quei grandi saloni e quelle piazze per trasferirsi laddove le parole sono contate, popolari, accessibili. Laddove si possono assumere all’infinito, a spizzichi e bocconi, si possono vedere e ascoltare, condividere. Laddove lo spazio è universale, senza barriere architettoniche (se siete fortunati e avete una connessione veloce); la comprensione è agevolata dai motori di ricerca, senza necessità di competenze particolari (se siete nativi digitali). E soprattutto, la vera rivoluzione: poter massacrare in modo diretto e anche anonimo i politici (pratica addirittura auspicata oltre che tollerata, per aumentare la visibilità).
Eccezione fatta per Grillo, che essendo comico fa semplicemente il suo mestiere. Che poi il suo pubblico provi a fare pure politica… benvenga! In democrazia c’è posto per tutti.
Ci pare di capire che la politica ai tempi del Web 2.0 abbia i suoi pregi e difetti, ovviamente. Non essendo esperti del settore ma del cazzeggio on-line, continuiamo a navigare tra le pagine in dismissione di Facebook, con un velo di nostalgia pensando alla vivacità passata.
E saltano agli occhi alcuni numeri.
La pagina Nicola Ottaviani Sindaco conta 1.617 amici ad oggi. Al netto di altre pagine personali e con gli stessi follower, dopo 5 anni al governo, su un totale di oltre 46.000 abitanti, di cui per brevità consideriamo solo i 37.948 elettori (dato di facile reperimento nonchè aggiornato) ha vinto con il 56.39%, ovvero con 15.038 voti. Se fossimo a scuola, mancherebbero all’appello 13.421 frusinati.
Il suo principale avversario è stato Fabrizio Cristofari. Non consideriamo gli altri competitor che avevano un obiettivo diverso, altrettanto legittimo (la poltrona da consigliere), senza alcuna velleità di presiedere Piazza VI Dicembre. Anche perchè, diciamoci la verità, quanti di loro hanno compreso la vera battaglia: quella cioè di strappare la città ai poteri forti e sprezzanti dei deboli, di ribattere alla loro versione storica, al modus operandi et agendi, di spegnere la telegenia saccente e populista… per portarla dalla parte opposta (che ci ostiniamo a chiamare buona politica)?
La pagina Fabrizio Cristofari Sindaco di Frosinone conta 1.938 amici ad oggi. Ha perso con il 27.26% pari a 7.271 voti. E gli altri 5.333? Dispersi nel terremoto piddino, tra le macerie di convenienti amicizie e ataviche rivalità.
Dunque: una cosa sono gli elettori e una cosa sono gli amici su Facebook. Dunque: le lodi sperticate, gli attacchi più beceri e poi i pipponi ce li siamo sorbiti tra internettofili, senza scalfire minimente la massa dei cittadini. Il flusso di gossip, indiscrezioni, previsioni alla Carlona ha raschiato la buccia, senza mai arrivare al nocciolo. Gli articoli con i titoli acchiappa fan ce li siamo leggiucchiati distratti da whatsapp, mentre guardavamo Pif su Rai3.
Ma noi non siamo esperti del settore: sarà per questo che non abbiamo colto alcun insegnamento in tutta questa marmellata di frasi, citazioni, autoreferenze. Tutto questo gran dibattere senza dire nulla: mai un nome o un fatto puntualmente raccontato, un attacco come si deve, un’invettiva di senso compiuto. Dibattiti fiacchi, toni moderati, nessun guizzo di genialità, nessuna ironia. In questo continuo bollire di frutta mista, la verità s’è sciolta come zucchero, addolcendo le menzogne.
Fuffa. Anche se più di qualcuno s’era illuso di immenso… mentre le sue pagine lentamente vengono abbandonate, travolte dalle foto di cosce al mare e status ebbri di alcool…
Una cosa l’abbiamo capita: a Frosinone la politica 2.0 non rispecchia la politica reale. Può essere un vantaggio, se lo sappiamo cogliere.