La Verità di Rocco

Racconto di Rocco Cassese che ha vinto il premio pubblico e il premio giuria al 7′ Concorso Letterario Altipiani di Arcinazzo, a cura di Giovanna Grecco e sponsorizzato dal Ristorante SIlvana

La Verità di Rocco

 Questo racconto è stato registrato e trascrittoletteralmente.

La punteggiatura e le parentesi sono opera del trascrittore.

La magia? La magia è magia. Punto. La magia se ci crediè magia, se non ci credinon è magia. Punto. Questa è la verità!

E finiamola con questa storia della magia, magia quì, magia qua… La magia non è una cosa che si mangia,  maè amara in bocca. Se non sai che è amara allora non sai la magia. Io so che i maghici sono e che cihanno il camice bianco.Èproprio come dice Tonino: la magia esiste, ma non si dice, vero Tonino?

(Tonino sorride.)

La magia esiste, si chiama magia. Pure la noia si chiama noia e allora esiste. Quando sto a casa sento le voci, chi dice ‘scemo’, chi dice ‘stronzo’, e si finisce per litigà, ma questa non è la magia, me lo ha detto il dottore. Le magie vere ti fanno stare calmo, danno quiete, questa è la verità.

Al Castello della Quiete io ci sono stato, mi ci ha portato mamma, ho la cartella clinica, sono stato operato, ma anche a Cassino sono stato operato, alla Clinica Sant’Anna. Appendicite, reni, ustioni, guarda la mia pancia, vedì qui? È opera di un mago. Non mi ricordo come si chiama, i nomi dei maghi io non li ricordo mai, deve essere per una magia che tutti i maghi fanno dimenticare il nome. Vero Tonino?

(Tonino lentamente annuisce).

(Rocco cammina veloce avanti e indietro. Incazzato. Come sempre)

Io mi ricordo Castellaccio che all’otto di maggio facevamo la lana, ho lavorato anche al lanificio o come si chiama, ho pure fatto il cameriere, a Bassetto, e alle Grotte del Piccione, a Roma, ho studiato all’ Alberghiero. Ho fatto pure l’operaio,ma prima, alla catena di montaggio della Ritmo, dalle 2 alle 10 era un altro turno, all’Ospedale di Cassino mi hanno operato all’ernia del disco, questa la verità. Ho fatto il cameriere alle persone importanti sotto a Via Brighelli, presero la via della Balduina, dove c’è un negozio di fiori, di fianco al bar, davanti c’è un meccanico, poi si gira a destra e c’è un cancello verde. Al Castello della Quiete c’è un bel giardino,stavano tutti in pigiama e senza capelli, il dottore era un mago, aveva il camice bianco e pure i capelli bianchi, mi fece una puntura nel braccio, ‘brucia dottore!’, ‘è una magia.’ Oppure ti mettono, come a Cassino, una maschera nera sul viso, ‘puzza dottore!’, è etere, poi non ricordo più niente. Punto. Ma la magia esiste, vero Tonino?

(Rocco si ferma e si rivolge a Tonino)

(Tonino sorride silente)

Tonino lo sa, lui ha visto i RollingStones, sono magici lui diceche anche se non hanno il camice bianco hanno tanti capelli, da quel giorno vedi chesta calmo? Lui conosce come si fa, lui non è un mago ma sa come si fa, a me me lo ha detto.La magia esiste, se la vedi esiste, se non ci credi fai da te, a me che me ne importa. Lo vedi questo?

(Enzo si alza la maglietta e indica un punto in basso a destra del ventre)

(Tonino sorride, chiude gli occhi, fa ciondolare le testa).

Questa è una magia, clinica Sant’Anna, quando ero piccolo, il dottore mi ha tolto la pelle qui e me l’ha attaccata sotto al tallone, non è una magia? Guarda! Questa è la verità. Guarda. Mia sorella non fece a tempo ad afferrarmi che io ho messo un piede nel braciere, che non c’avevamo la stufa a carbone come Ignazio, ero piccolo e non potevo più camminare, mia madre andava a fare la spesa, e mi ha portato pure dal mago bianco del Bambin Gesù, ustionato, c’ho la cartella clinica, ma questo però dopo, non mi ricordo, a Clinica Sant’Anna mi fecero una incisione sul braccio, come al Castello della Quiete. Io facevo il cameriere alle persone importanti che avevo studiato all’Alberghiero. Se non ci credi non domandarlo a Tonino, lui questo non lo sa, lui faceva l’operaio, a Roma, dopo il lavoro andava a suonare dall’altra parte della città, poi è andato a Napoli ed è diventato mezzo mago con il basso. Vero Tonino?

(Tonino apre gli occhi e sorride.)

(Rocco si siede, poggia le mani sulle ginocchia e continua il racconto.)

Poi quando ti svegli devi fare pipì, ma il dottorenon c’è, c’è un’infermiera, che non è una fata, non vi fate mai fregare dalle infermiere che  non sono fate perché sono streghe, questa è la verità. ‘Stai fermo’, ‘non ti muovere’. ‘Ma io devo fare pipì’. ‘Non devi muoverti’. ‘Ora ti porto l’uccello’. Ma se è il mio uccello che deve far pipì! Non puoi alzarti e se non stai fermo… Ecco, io dovevo solo fare pipì con il mio uccello, non con l’uccello di un altro che fa il pappagallo, non ci sono cazzi.. Le infermiere sono streghe e pure matte. Allora io mi incazzo che voglio alzarmi ma non riesco a muovermi e nemmeno a tirare i calci, a pallone ero bravo, giocavo all’attacco, al mister stava bene così, in difesa facevo sempre rigore, ma all’infermiera non potevo tirare i calci perché mi aveva legatomani e piedi.Allora mi metto a gridare. ‘Se non stai zitto chiamo il dottore’. E il dottore, che è un mago, arriva da solo. ‘Che succede?’ E mi ha fatto pisciare in una plastica bianca che sembrava una gallina senza la testa. OooooohSsiQuesta è magia, perché la magia ti fa stare bene. Poi mi ha fatto un’iniezione, qui, sempre qui fanno le iniezioni quando stai a letto, io stavo alla quiete e mi sono addormentato, perché la magia esiste, vero Tonino?

(Tonino chiude gli occhi e sorride).

(Rocco si alza e riprende a camminare nervoso.)

Sono pure stato all’Olimpico, a San Siro, a Frosinone… A Napoli no, lì c’è stato Tonino e ha visto i RollingStones.  Tonino dice che bisogna stare attenti agli autostoppisti perché ti vendono una magia che non è una magia. Io gli dico sempre che non sono dottori, che se non sei dottore non puoi vendere le pasticche bianche per legge, quindi non è una magia. Questa è la verità.

(Tonino apre gli occhi e segue Rocco con attenzione.)

Però a Napoli c’erano i RollingStones e loro si che sono magici, così dice Tonino. Lui suona la chitarra, il basso, lui ci capisce, io no, non so suonare, però canto bene, quando mi ricordo. Il lunedì faccio il blues co’ Raimondo, che non gli importa quello che dico, ci vuole ritmo ed emozione, punto. Andare a tempo  non è facile, bisogna trovare il momento giusto per dare il calcio al pallone, come a pingpong. Noi c’abbiamo il pingpong al terrazzo, ma Tonino non gioca, per il diabete gli hanno tagliato le dita di un piede, lui suona seduto. Io canto gli stornelli con mia mamma, al cortile della signora Ada, la sera, mi ci porta mia mamma, ed io faccio il controcanto. Lei conosce un sacco di stornelli, io me li dimentico ma faccio il controcanto  e ripeto le ultime parole. Una la so, la ricordo bene: (canta)te la si fatta fa dentro ‘na stalla, pe’ testimone c’era ‘na cavalla, poi si ripete, pe’ testimone c’era ‘na cavalla, e tutti a zampapà con l’organetto. Però a me di più mi piace il blues, come quello di Pino Daniele, che pure lui è di Napoli come i RollingStones, vero Tonì?

(Tonino sorride e muove tre dita a fare un giro di basso).

(Rocco si ferma e torna seduto poggiando le mani sui reni.)

Ho il mal di schiena, l’ernia del disco, l’ansia congenita, non posso muovermi.  Cò Raimondo ho fatto un blues intitolato il Castello della Quiete, e pure uno dedicato a mia mamma, (canta)ce faccio o’ lietto/ce cagnolenzola/ Maronna mia/ falla sta bona. La musica è magia,un incantesimo, come dice Tonino.

(Tonino annuisce, apre la bocca come se stesse per parlare, ma poi la richiude e torna a stare seduto immobile. Sorride.)

Alla clinica non si poteva cantare, soprattutto di notte che c’è la gente che dorme, non si cantava nemmeno di giorno, alla clinica si dorme pure di giorno, mentre qui cantiamo la mattina, il lunedì che viene Raimondo,  il venerdì e Tonino suona il basso. Qui stiamo bene. Ora sto bene, anche se c’ho dolore alla schiena, ma per legge dobbiamo  stare malati per restare qui. Lo dice Tonino, vero Tonino?

(Tonino sorride e fa cenno di si con la testa)

‘Qui alla Clinica della Quiete si sta in quiete’, così diceva il dottore, e se proprio si vuole cantare diceva si canta a bocca chiusa, così:(canta un blues muto). Ma quando dormi è impossibile cantare nel sonno a bocca chiusa, è come quando Tonino russa, non se ne accorge nemmeno, però alla clinicaviene l’infermiera che quella è capace che ti mette il fazzoletto in bocca finché viene il dottore che fa la magia e allora si dorme senza cantare.

Per fare il blues ci vuole la chitarra, il bassoe i bonghi. Si può anche soffiare dentro le bottiglie di plastica invece di buttarle quando sono vuote, si fa così: (chiude la mano e soffia nell’incavo del palmo), me lo ha insegnato Raimondo. Ma quando stavo alla clinica io non lo sapevo, alla clinica si dorme anche di giorno. Il dottore dopo la puntura ci regalava una sigaretta, io la fumavo sulla sedia davanti alla finestra, a letto non si fuma, ‘che se ti addormenti va a fuoco a tutta la Balduina’. Così diceva il dottore e a me mi piaceva e ridevo tanto. A me certe volte mi piace ridere tanto che non smetto più.Quel giorno il dottore mi ha dato la sigaretta peròprima dell’iniezione al braccio, ‘dottore mi brucia!’, ‘è la magia’, e poi non ricordo niente, no, ricordo che dovevo fare pipì e non avevo voglia di fumare. Dice che al castello della quiete mi hanno fatto l’elettrochoc, ma io non me lo ricordo, mi bruciava il petto, ho la cartella clinica, questa è la verità

(Tonino intanto sembra addormentato)

Tonino dice che per fare la magia bisogna fare un incantesimo. Lui sa come si fa, a me me lo ha detto. Tonino. (Lo chiama) Tonì! (Tonino si riscuote). Diglielo a Oscarche tu me lo hai detto, ma abbiamo fatto ‘bacio le dita’ che io non lo dico a nessuno. Allora a lui che è un amico glielo dici tu. La magia esiste,ma se lui non sa come si fa lui non ci crede. La magia è un incantesimo,  tu dici che lo puoi dire solo a chi conosce i RollingStones e  Lui (indica Oscar)li conosce perché cantavaSatisfescioncon Raimondo. Glielo devi dire, se no pensa che la magia non esiste e noi qui stiamo solo a perde’ tempo.

(Tonino sorride, alza la mano davanti ai suoi occhi, continua a sorridere e rimane a guardarsi le dita con calma. Sorride di nuovo.Unisce due dita e finalmente parla.)

«Ecco. Se unisci il pollice con l’indice e fai un cerchio con le dita, ecco questo è un incantesimo. Se guardi bene dentro il cerchio delle dita dentro c’è l’anima di ognuno, potrebbe esserci la Madonna.»