Black lives matter a Cassino

La manifestazione di Cassino ispirata a Black Lives Matter, rete globale di lotta antirazzista, è un ennesimo tentativo di portare nell’agenda politica quotidiana una questione, quella dei migranti, attraverso il confronto e la proposta sui temi delle discriminazioni, della cittadinanza piuttosto che confinarli a mero problema.

Merito agli organizzatori, come al solito coraggiosi, che hanno saputo coinvolgere i veri attori di questa vicenda e anche parte della popolazione locale, soprattutto associazioni, rivolgendosi alla cittadinanza come movimento dal basso e non come possessori della soluzione.

Il tema è difficile e soprattutto articolato, e non si sa bene da quale parte affrontarlo.

Dal lato dell’accoglienza registriamo un grave ostracismo istituzionale che risponde più a pratiche politiche di polarizzazione delle posizioni piuttosto che ad una reale impossibilità di riuscire ad accogliere dignitosamente tutti.

Dal lato dell’integrazione si scontano ritardi ventennali nelle azioni di base (lingua, scuola, lavoro, casa), con le seconde generazioni ancora lì senza alcun orizzonte.

Dal lato dei diritti, la cittadinanza è ostacolata piuttosto che aiutata, rendendo le vite sospese per decenni, senza parlare delle culture di origine o delle lingue o delle religioni.

Ma è dal lato dello stile di vita che si concretizza immanentemente  la discriminazione più grande. L’accesso alle risorse o anche il desiderio di “felicità” è profondamente diverso nell’approccio tra italiani e stranieri, tra integrati ed esclusi. Le prospettive di consumo, di una prospettiva di vita dignitosa segnano una profonda differenza, un razzismo reale, che avvolge anche chi si dichiara contro. E’ nelle maglie della società concorrenziale, nella società liquida che si realizza la vera esclusione, la vera impossibilità ad essere cittadini.

E il problema si ingigantisce, coinvolge l’organizzazione della società a capitalismo avanzato, che non segue la stella dell’uguaglianza e della giustizia, ma quella del mercato e della corsa all’approvvigionamento delle risorse terrestri a scapito dell’altro. Può esistere quindi una società non razzista in contesto capitalistico che ha bisogno di continui capri espiatori per affermare la piramidalità del potere e della distribuzione delle risorse economiche?

Black lives matter che ha il merito assoluto  di provare a sradicare la supremazia bianca e costruire il potere locale per intervenire nelle violenze inflitte alle comunità nere dallo stato, di sollevare le questioni irrisolte del razzismo insito nell’America profonda, come pensa di superare la contraddizione tra capitalismo e uguaglianza, tra mercato e comunità?  

Credo che i tentativi che in provincia di Frosinone sono stati effettuati dal punto di vista dell’accoglienza, dell’integrazione, dei diritti non trovino modo di centrare una giusta critica alla società nella quale viviamo.

Eppure i tentativi non mancano. Proprio a Cassino attraverso il progetto IPOCAD gestito da associazioni provinciali sono state formate due associazioni di migranti; così come il contributo di ASIA che da spazio alle rivendicazioni.

Non mancano mobilitazioni che provano a sollevare il tema anche dal punto di vista dei diritti. La manifestazione di Aspagorà a Sora un anno fa, che si credeva essere il primo giorno di lotta ed invece è stato l’ultimo. L’azione di Sconfinatamente ad Anagni di supporto e vicinanza.

Il fermento c’è. Si avverte una necessità di mobilitazione e autorganizzazione. Anche Cassino testimonia tale esigenza.

Qualcuno dovrà provare a costruire un fronte ampio e partecipato.

Il “dopo” è già cominciato!