Di ritorno da Trisulti

“Riprendiamoci la Certosa” è stato alla fine lo slogan utilizzato per far salire tante persone presso Trisulti per manifestare un risentimento per il fatto che la Certosa sia finita nelle mani di un “sovranista” tutto fascista.

Una manifestazione partecipata, riuscita, di cui non si può non elogiare per lo sforzo fatto sia gli organizzatori che gli artisti intervenuti. E indubbiamente tanta “sinistra” locale si è riuscita ad incontrare, anche se senza bandiere.

Non mancano però perplessità nella conduzione e nel messaggio che hanno avuto alcuni astanti: l’opportunità di rendere la manifestazione “apolitica”, senza messaggi, senza obiettivi, come se quel luogo fosse casualmente finito nelle mani “sbagliate” senza alcuna riflessione sulla alienazione dei beni pubblici e storici di immenso valore e addirittura la loro privatizzazione; la scelta del luogo dell’incontro ad oltre 10 minuti dall’entrata della Certosa; la presenza alla kermesse del tanto bistrattato “inquilino” accompagnato da noti esponenti fascisti locali, con tanto di stretta di mano; la musica che ha dominato la scena, senza alcun opportuno intervento a spiegare le motivazioni della presenza e quali obiettivi porsi all’indomani. Per qualche minuto è aleggiata l’idea che si fosse lì per riprendersi il bene e riconsegnarlo alla chiesa cattolica, lei sì integerrima e fuori dalla gestione del potere locale!

Piccoli dubbi sicuramente secondari rispetto all’idea condivisa della riappropriazione del bene, ma che ci segnalano un necessario approccio più convinto, chiaro, il cui orizzonte possa essere motivo di pratica politica anche oltre il singolo evento.

domenica 23 agosto 2020

Trisulti: l’incriminazione di Bannon aggrava le responsabilità di Franceschini di Luciano Granieri