“SOLIDIAMO” CON IL RUOLO DEI SINDACI DALLA COMPRESSIONE DEL DIRITTO ALLA PAROLA

ottaviani_pigliacelli

Trovare qualcuno (che anch’egli ricopra inopinatamente una carica istituzionale) che scenda nell’arena dell’arroganza, dell’insolenza, del disprezzo, della forza bruta, favorevole terreno del pavone della nostra città è veramente una scoperta sorprendente. Ora che a parole qualcuno si ricorda di stare dalla parte più lontana di Acea – non possiamo dire che stia contro – provando a cavalcare, dopo 5 anni di mandato, l’avversione della popolazione per la vicenda dell’acqua privatizzata.
I lavoratori della tenda non possono far altro che solidarizzare per la democrazia e per la libertà di parola contro gli sgherri privati che per conto di qualche sceriffo vorrebbero ridurre gli spazi di partecipazione e critica. Ulteriormente avvertono preoccupante il limitare la parola alle istituzioni rappresentative dei cittadini.
I lavoratori della tenda non possono non respingere la violenza anche se solo annunciata “se questo riparla lo gonfio di botte”. Ritornano alla mente, contestualmente, i comportamenti aggressivi anche nei momenti di conflitto più caldi, contro i lavoratori, quando li si è minacciati di TSO (trattamento sanitario obbligatorio); di istigazione al suicidio. Come dimenticare una vuota e assurda vicenda che vede 15 lavoratori “incriminati” per aver occupato pacificamente un tetto, senza ricorre ad alcuna violenza, né allora né mai!
Ma tant’è. Invocare ora la “libertà di espressione” dove si è praticato per anni nella massima assise democratica una vera e propria “aggressione verbale” con bacchettate ai consiglieri di minoranza e a tutti coloro che criticavano le scelte amministrative, sembra proprio un controsenso. Una “democrazia sui generis” appunto creata ad hoc per allargare il consenso, e solo quello, con una giunta roteante, con atti amministrativi che si qualificano più sul non scritto che sullo scritto, con membri della giunta del consiglio dello staff del sindaco impicciati – come minimo – con la giustizia.
Invocare il rispettabile ruolo di un sindaco che “porta avanti le ragioni dei cittadini” quando in questi anni queste ragioni sono state sempre calpestate: nella sanità, nella gestione dei servizi alla comunità, nella gestione del servizio idrico, nella vicenda delle terme romane, nell’urbanistica, nella viabilità, nel commercio…
Meravigliarsi del “cortocircuito istituzionale” dimenticando l’endorsement del Prefetto in consiglio comunale seduto nella poltrona ancora calda del vicesindaco appena entrato in prigione. O della incapacità delle istituzioni di rispondere alle rimostranze dei cittadini e di sottovalutare la presenza di mafia-capitale sul territorio.
Ma per tutte sono da scolpire le parole finali del Nostro che si attribuisce – chi se non lui stesso? – “Il grado di sensibilità sociale, purtroppo, fa parte del patrimonio genetico” “ed ha una caratteristica particolare: non è in vendita”. Se sul patrimonio genetico tutto è opinabile, nella vicenda della Multiservizi e delle sopraggiunte coop sociali tale sensibilità sociale non appare cozzare con la “caratteristica peculiare”?