Gino De Matteo, uomo solidale e inclusivo

E’ morto Luigi De Matteo, un compagno che “ci credeva”.

Così possiamo definire Gino, uno che al cambiamento rivoluzionario e a quello sociale aveva creduto e si era impegnato tutta la vita per sostenerlo. Scriveva: «dobbiamo conoscere per capire cosa sta accadendo per davvero sul territorio di tutta questa ristrutturazione/trasformazione in atto tenendo presente la grande lezione di analisi critica che Marx ci ha lasciato». «E l’esperienza mi dice che alla barbarie non c’è mai fine. Ecco perché non mi stanco mai di dire che questa crisi ci impone di andare a fondo e con i piedi di piombo senza mai perdere il nostro punto di riferimento che sono le pratiche solidali ed inclusive.»

L’Associazione lo ricorda in tantissimi momenti di collaborazione. Dal progetto su cui nacque la biblioteca di Oltre l’Occidente, dove un suo scritto è pubblicato nel libro CULTURA LAVORO DISABILITA’, nelle attività della salute mentale, nell’azione per i migranti, nella sanità, fino alla partecipazione al Laboratorio Teu, un irripetibile tentativo di costruire rete sull’intero territorio provinciale facendo attività sociale da un punto di vista più laico nell’affermazione dei diritti. Anche nel Manifesto Teu si rintraccia la mano ispiratrice «È convinzione comune della rete che la crescita di un territorio – riscoperto nella sua dimensione umana oltre che nella sue dimensioni geografiche e paesaggistiche – passa necessariamente per lo sviluppo e consolidamento nelle comunità di riferimento di relazioni sociali inclusive».

Si deve a Gino che questo gruppo di lavoro mantenesse un livello di riflessione anche sulla società e sulla sua organizzazione. Non mancava mai di ricordare il contesto nel quale andavano a svolgersi le attività e l’orizzonte sul quale lavorare, che non era mai secondario alle attività.

Gino, nel suo navigare alla ricerca di un nuovo modo di stare insieme, aveva una capacità di entrare subito in relazione con le persone, vicine o lontane al suo pensiero, e la sua forza era nella disponibilità, praticata, che dimostrava verso tutti. Aveva trovato uno spazio di azione nella nostra provincia, non disdegnando responsabilità e scelte.

Lo sforzo, non sempre decodificato in questa società, di restituire cittadinanza in modo paritetico «in cui tutti i soggetti costruiscono una risposta concreta modificando e prefigurando un mondo diverso. È ovvio che se si costruisce questo percorso ci saranno momenti in cui scaturiranno delle fratture, delle cesure delle contraddizioni. Beh qui è nel frattempo quello che succede nella società che permettere a questi soggetti di capire dove stiamo andando a parare e di capire anche le eventuali possibili risposte.»

Non era semplice quindi evitare contraddizioni filosofiche speculari, anche aspre, ma al netto di tutto possiamo definirle subordinate, figlie di una realtà troppo pragmatica per accettare una idea di cambiamento. L’idea principale espressa era sempre chiara e rimandava ad una riflessione per tutti.

Così ci piace sottolineare la sua ultima scelta, quella di militare all’interno di un partito, un percorso a ritroso nel riscoprire nel soggetto collettivo quella coscienza e quell’azione, che lui, movimentista/volontario, aveva pensato potesse essere delegata alla società attraverso l’affermazione delle singole coscienze. «L’attività del volontariato è un’attività prefigurante, al di là di quella dei partiti. Perché è un’attività prefigurante? Perché per forza di cose, dovendo dare una risposta immediata, qui ed ora a quel problema, avendo intorno a sé e nel territorio, queste relazioni ed avendo come strumenti questo quadro politico, questo quadro amministrativo, questo quadro normativo, con tutti questi strumenti a disposizione, costruisce la risposta per quell’individuo.»

La sua militanza partitica ha aperto un nuovo nodo di riflessione, quello dell’insufficienza nel lungo periodo dell’attività associativa senza un orizzonte politico e senza la costruzione di un soggetto del cambiamento.

A noi ora sciogliere il dilemma.

Ci dispiace Gino di aver sempre messo davanti la razionalità politica al tuo affetto, al tuo essere in relazione. Questa miopia ci ha impedito di trovare una forma di militanza comune che invece nella realtà si realizzava, incontrandoci ad ogni iniziativa, con quell’affetto che tu sapevi comunicare.

Arrivederci compagno De Matteo. Continueremo le nostre interminabili discussioni in quel luogo del purgatorio riservato ai compagni, e a chi, soprattutto, credeva e si adoperava per un cambiamento della nostra società in forma egualitaria e comunista.

Dal 41^ minuto
gino_

gino_disabilita